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Notarile Mandamentale
Presso l'Archivio Storico Comunale è depositato l'Archivio Notarile Mandamentale, che raccoglie gli atti dei notai carpigiani dal 1261 al 1935.
Benché di istituzione piuttosto tarda, in quanto ufficio deputato al recupero, alla ricezione e alla conservazione degli atti dei notai cessati, l'Archivio Notarile di Carpi, oltre che per l'importanza della circoscrizione - che fu già principato sovrano e territorio fervido sempre di opere e di scambi - e per la conseguente ricchezza e antichità della documentazione conservata, si distingue per due specifiche ragioni nel quadro dei tredici Archivi notarili "subalterni" (dipendenti cioè da uno dei tre generali con sede in Modena, Reggio e Massa) che, insieme a quello autonomo di Castelnuovo di Garfagnana, funzionavano negli Stati Estensi qal momento dell'unificazione nazionale.
La prima ragione è che, unitamente a quello di Sassuolo, è uno degli unici due che si siano esplicitamente costituiti insieme con il ripristino, e quindi sulla base, dell'antico "memoriale" comunale; cioé di un ufficio di registrazione dei pubblici istrumenti, organizzato ab antiquo dal Comune, secondo la grande tradizione iniziata a Bologna nel 1265 e imitata a Modena nel 1271. Per Carpi, la prima menzione di un "memoriale" si trova nella rubrica XI degli Statuti del 1353, richiamata in vita dalle provvisioni del 1765 con le quali si istituiva l'Archivio. La seconda ragione è che, dei suddetti tredici Archivi notarili subalterni - per la maggior parte inquadrati poi come mandamentali nell'ordinamento del Regno d'Italia - quello di Carpi è uno degli unici tre, insieme con quelli di Correggio e di Aulla, che si conservino ancora nella località d'origine; tutti gli altri (compreso quello di Castelnuovo) essendo confluiti negli Archivi di Stato o, in due casi, negli Archivi notarili distrettuali competenti per territorio.
(dalla prefazione di F. Valenti a L'Archivio Notarile di Carpi, Roma 1984)
L'Archivio Notarile è stato riordinato e inventariato a livello alto da Enrica Manenti all'inizio degli anni Ottanta: l'inventario, corredato da memorie storie e da una raccolta di sigilli, è stato pubblicato con il titolo L'Archivio Notarile di Carpi (1261-1935), a cura di G. Zacchè, E. Manenti, A. Garuti, in "Fonti e Studi del Corpus membranarum italicarum", Il Centro di Ricerca, Roma 1984.
Come da normativa vigente, gli atti notarili sono liberamente consultabili a partire da cento anni dalla morte del notaio o dalla data del versamento del rispettivo archivio.
Benché di istituzione piuttosto tarda, in quanto ufficio deputato al recupero, alla ricezione e alla conservazione degli atti dei notai cessati, l'Archivio Notarile di Carpi, oltre che per l'importanza della circoscrizione - che fu già principato sovrano e territorio fervido sempre di opere e di scambi - e per la conseguente ricchezza e antichità della documentazione conservata, si distingue per due specifiche ragioni nel quadro dei tredici Archivi notarili "subalterni" (dipendenti cioè da uno dei tre generali con sede in Modena, Reggio e Massa) che, insieme a quello autonomo di Castelnuovo di Garfagnana, funzionavano negli Stati Estensi qal momento dell'unificazione nazionale.
La prima ragione è che, unitamente a quello di Sassuolo, è uno degli unici due che si siano esplicitamente costituiti insieme con il ripristino, e quindi sulla base, dell'antico "memoriale" comunale; cioé di un ufficio di registrazione dei pubblici istrumenti, organizzato ab antiquo dal Comune, secondo la grande tradizione iniziata a Bologna nel 1265 e imitata a Modena nel 1271. Per Carpi, la prima menzione di un "memoriale" si trova nella rubrica XI degli Statuti del 1353, richiamata in vita dalle provvisioni del 1765 con le quali si istituiva l'Archivio. La seconda ragione è che, dei suddetti tredici Archivi notarili subalterni - per la maggior parte inquadrati poi come mandamentali nell'ordinamento del Regno d'Italia - quello di Carpi è uno degli unici tre, insieme con quelli di Correggio e di Aulla, che si conservino ancora nella località d'origine; tutti gli altri (compreso quello di Castelnuovo) essendo confluiti negli Archivi di Stato o, in due casi, negli Archivi notarili distrettuali competenti per territorio.
(dalla prefazione di F. Valenti a L'Archivio Notarile di Carpi, Roma 1984)
L'Archivio Notarile è stato riordinato e inventariato a livello alto da Enrica Manenti all'inizio degli anni Ottanta: l'inventario, corredato da memorie storie e da una raccolta di sigilli, è stato pubblicato con il titolo L'Archivio Notarile di Carpi (1261-1935), a cura di G. Zacchè, E. Manenti, A. Garuti, in "Fonti e Studi del Corpus membranarum italicarum", Il Centro di Ricerca, Roma 1984.
Come da normativa vigente, gli atti notarili sono liberamente consultabili a partire da cento anni dalla morte del notaio o dalla data del versamento del rispettivo archivio.
Ultimo aggiornamento: 10/08/2023